Prodotti De.CO
Le Denominazioni Comunali (De.Co. ) sono certificazioni del settore agroalimentare con la funzione di legare un prodotto o le sue fasi di realizzazione a un particolare territorio comunale.
Sono diverse le mie specialità che vantano tale riconoscimento, a conferma dell’impegno che da sempre mettiamo nel migliorare, tutelare e promuovere i nostri prodotti.
La frazione collinare di Moglio fu la patria dei “tonnarotti”, professionisti del taglio e della cottura del tonno rosso, che a fine ‘800 lavoravano stagionalmente nelle tonnare di Sicilia e Sardegna. Da qui nacque la ventre: un piatto per i palati più coraggiosi a base di trippa di tonno essiccata e cotta in umido con patate, pomodori, pinoli, prezzemolo, carota, cipolla, aglio e alloro.
Uno dei prodotti tipici della cucina ligure è l’acciuga, che veniva chiamata il “pane del mare”. Questa prelibatezza era talmente diffusa che nel medioevo furono formulate norme e statuti comunali, per regolarne la produzione e la salagione. L’acciugotto è la versione street food delle classiche acciughe alla ligure, condite con un pesto di prezzemolo, capperi, pane, aceto bianco e olio extra vergine di oliva.
Le tradizionali sardine ripiene alla ligure, qui da me sono preparate nella variante tipica di Regione Fenarina: i pesciolini, una volta puliti, si cospargono con un ripieno a base di mollica di pane ammorbidita nel latte e trito di bietole, prezzemolo, poco aglio, maggiorana, parmigiano, uova, sale e pepe. Ricoperte di pane grattugiato, le sardine vengono poi fritte in olio bollente.
Le croccanti acciughe infarinate e fritte diventano una delle specialità di Moglio se accompagnate dalla tumatetta, una salsina ottenuta facendo cuocere a fuoco lento i pomodori con la cipolla e il basilico, conditi con sale e olio extravergine d’oliva. Il risultato è che il gusto “dolce” dei pomodori maturi esalta l’aroma del pesce fresco.
Sono frittelle preparate con una semplice pastella e un misto di verdure tagliate finemente, che variano in base alla stagione: in estate zucchine trombette, cipolle rosse e fiori di zucca; mentre in inverno zucca, borragini, porri e cipollotti. Piccola curiosità: il termine “mugnaȓelle” veniva utilizzato per chiamare le giovani donne della frazione di Moglio.
Quando ancora si pescava con la rete, alcune sardine e acciughe restavano intrappolate e non erano vendibili perché danneggiate. Allora le donne lavoravano i pezzi di pesce nel mortaio con il sale, l’olio e il burro, fino a ottenere il máchetto, una gustosissima pasta d’acciughe che veniva poi servita su crostini di pane.
La leggenda narra che gli abitanti di Solva fecero erigere una cappella intitolata alla SS. Annunziata, perché liberasse il paesino dalle vipere. Avvenne il miracolo e i rettili sparirono, così le donne del paese crearono in segno di ringraziamento una dolce frittella dalla forma a biscia, preparata con farina, lievito, acqua tiepida, zucchero, semi di finocchio o di anice e scorza di limone.
Le frittelle di mele sono un dolce tipico del Borgo Coscia, preparato con farina, latte, uova, lievito, mele tagliate a rondelle, maraschino, un pizzico di curcuma e aggiungendo, a fine cottura, una spolverata di zucchero. Ogni anno si possono degustare in occasione della grande festa del Borgo, che celebra la vittoria degli abitanti sui pirati saraceni del 1500.
I miei famosi Baci simboleggiano la mia nomea di Città degli Innamorati. Sono delle specie di biscotti a base di nocciole, mescolate con zucchero e uova, fino a ottenere un impasto omogeneo e morbido, al quale si aggiungono miele e cacao. Il composto viene lavorato a forma di rosella su una teglia e lasciato riposare una notte intera prima di essere infornato. La preparazione del dolce si conclude unendo i gusci rigorosamente a mano, con una morbida ganache di cioccolato nel mezzo.
Le gallette venivano distribuite ai fedeli in occasione della festa di S. Caterina di Alessandria, come ricevuta di pagamento per l’annuale quota di appartenenza all’omonima confraternita. Un semplice biscotto rotondo a base di acqua, farina, zucchero e strutto, aromatizzato con semi di finocchio e cotto in forno.
Nel ‘500 i pasticceri liguri inventarono un pandolce, facile da conservare durante i lunghi viaggi in mare: un morbido impasto di zucchero, uova, burro e latte a cui si aggiungono farina di frumento, lievito e successivamente frutta secca e candita. A differenza del dolce tipico Genovese, il pane del marinaio è più delicato, senza le note alcoliche di zibibbo o marsala.
Si tratta di deliziosi dolcetti di pasta frolla, tipici di Borgo Barusso, a forma di cappelletto e ripieni di marmellata di albicocche. Devono il loro nome ai doppi stampi artigianali di metallo, con cui erano anticamente preparati. La base è a forma di tronco di cono, mentre la parte che ricopre il dolce sembra un cappello.
Si tratta di fichi secchi confezionati nelle foglie del frutto stesso e con l’aggiunta di aromi quali alloro e finocchietto, per una lunga conservazione.
L’Amaro dei Saraceni, il cui nome ricorda il periodo in cui le coste liguri erano spesso attaccate e depredate dai pirati, nasce grazie all’ampia scelta di erbe aromatiche della Riviera. Il liquore, dal sapore morbido e con una nota alcolica importante, viene preparato con quaranta erbe diverse, lasciate riposare in un infuso di acqua e alcool per quaranta giorni, trascorsi i quali si aggiunge lo zucchero.
Vi aspettano cantine e vigneti da visitare con degustazioni, per conoscere di persona una tradizione vinicola che ha radici profonde.
Una tradizione culinaria che offre piatti di mare e di terra, insaporiti da erbe aromatiche locali e dall'olio extravergine d'oliva di alta qualità.
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